Ho sempre detestato gli ignavi, i vili, i pavidi, quelli che non stanno da nessuna parte; né bene né male; nessun giudizio critico. Nessuna opinione. Non osano mai, non prendono posizione, o forse sì, ogni tanto, dalla parte del più forte, ovviamente.
Ma se gli chiedi: perché stai con quelli lì? Neanche ti sanno rispondere. E subito dopo finiscono di nuovo nel loro niente, nella loro vita anonima, nei loro miseri egoismi, perché alla fine: basta che non accade vicino a me, che mi frega.
Ed invece questo è il momento di urlare la propria indignazione, perché se stiamo zitti adesso, allora saremo complici di tutto il male del mondo, quello che si sta consumando ai danni del popolo palestinese. Sotto i nostir occhi. Ma non solo.
É gravissimo non sottolineare che la Global Sumud Flotilla ha sempre avuto l’unico scopo di aprire un corridoio umanitario permanente e indipendente da Israele, sotto l’egida delle organizzazioni umanitarie. Chi porta gli aiuti racconta che gli israeliani aprono i pacchi, tolgono via le cose che più fanno felici i bambini: i biscotti, il miele, la marmellata. Alimenti che sono anche altamente calorici e ricostituenti.
Putroppo però, quello che si temeva e che si sapeva sarebbe accaduto, è accaduto: Israele ha assalito e fermato le navi della Flotilla. Un atto di pirateria in acque internazionali, violando ogni diritto ed ogni regola.
In questo momento non sappiamo cosa accadrà a quelle donne e quegli uomini che impavidi, coraggiosi e convinti del senso di quella missione umanitaria. Quale sarà la loro sorte non lo sappiamo. Non sappiamo se saranno imprigionati e come verranno trattati.
I pavidi, gli ignavi, continuano a dire: tanto, non si può fare nulla. Ed invece loro, gli attivisti che ora si trovano a circa 70 miglia dalle coste di Gaza, coloro che sono sotto attacco dei militari israeliani hanno fatto la cosa che ormai sembra essere la più difficile di tutte: sono rimasti umani.
Studenti, pensionati, uomini e donne comuni, hanno messo a rischio la propria vita per portare medicine, cibo e un po’ di speranza a chi sta morendo giorno dopo giorno, perché non ha più nulla. Nulla. Nulla. Né più cibo, né più speranza.
Loro, ci hanno insegnato che si può, anzi si deve sfidare le ingiustizie, perché il contro, è rimanere a guardare come si compie un genocidio.
Si chiama solidarietà. Spontanea e disarmante.
Davanti ai militari israeliani, gli equipaggi della Flotillia hanno alzato un coro per la Palestina.
A loro va un GRAZIE per il coraggio, la tenacia e il cuore.
Ora tocca a chi sta sulla terraferma, fare la propria parte. Pacificamente. Perché la pace si insegna. Ognuno con quello che può, che ha, che sa. Però anche con determinazione.
Nelle piazze.
Insieme.
Free Palestine.
