Sono urla di gioia e non disperazione quelle esplose nella notte, una festa tra le macerie di Gaza, davanti al pronto soccorso dell'ospedale di Al Aqsa l'unico rimasto in piedi. Dita in alto in segno di vittoria, mentre gli uomini baciano a terra.
La notizia in diretta viene data da un giornalista in lacrime, che sale su uno sgabello; per anni ha parlato solo di distruzione e morte. I giovani lo sollevano in alto, mentre le donne lo acclamano.
Gli attacchi però ancora non smettono, l'esercito precisa che il nord della striscia è ancora teatro di guerra, Hamas annuncia il ritiro delle truppe israeliane e l'ingresso degli aiuti.
Anche a Telaviv scoppiano i festeggiamenti all'alba nella piazza degli ostaggi. Lo schermo segna 733 giorni, quelli dei rapiti nella mai di Hamas. Le famiglie si abbracciano tra loro in lacrime. Alcuni genitori degli ostaggi ricevono la telefonata di Trump che annuncia loro che torneranno tutti a casa entro lunedì.
La strada per la pace è lunga, ma bisogna in qualche modo incominciare, dice il patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa.
La speranza adesso è questo accordo non deragli dopo la prima fase come già accaduto due volte in questi anni.
Accordo chiuso nella notte dopo tre giorni di trattative, dopo che è caduto l'ultimo ostacolo ossia il ritiro israeliano dalla Striscia.
La firma dell'intesa dovrebbe arrivare nella mattinata di oggi, intorno alle 11 ora italiana, e subito dopo sarà dichiarato il cessate il fuoco ed Israele avvierà il ritiro per il quale dovrebbero bastare 24 ore. Da allora scatteranno le 72 ore per il rilascio dei 20 ostaggi che risultano essere ancora vivi. Questo potrebbe avvenire già tra sabato e domenica.
Israele poi libererà i prigionieri palestinesi. 1500 sono le persone arrestate durante i conflitti, ma non si sa quanti siano i prigionieri che Hamas ha chiesto di liberare, ma sicurmante non ci saranno i responsabili della strage del 7 ottobre né Marwan Barghuthi figura storica del conflitto israelo-palestinese.
Restano però altri nodi da sciogliere, come il disarmo di Hamas, la gestione della Striscia.
Ma saranno diverse le tornate di discussione di questo negoziato.
Oggi si chiude solo la prima fase del piano Trump sul cessato fuoco.
È un primo passo importante, tutto il mondo spingeva per questo.
Ma la cautela è d'obbligo. Piano simile è deragliato a marzo scorso, dopo la liberazione dei primi ostaggi per volontà di Israele e adesso arriva la parte più difficile: il disarmo di Hamas, il ritiro delle truppe, le forze di stabilizzazione, il futuro governo, con resitstenze sia dentro Hamas che Israele. La storia del Medioriente ci ha insegna che spesso la forza di chi vuole bloccare la pace prevale su quella dei negoziatori.
Foto via La Stampa
