La mia emozione è come quella di tutte le mamme e di tutte le famiglie che hanno affidato i propri figli agli organizzatori che li hanno accompagnati in questo viaggio verso Roma, a Tor Vergata, dove quasi un milione di giovani, provenienti da tutto il mondo, hanno incontrato il Santo Padre, vivendo una delle esperienze di vita, di fede, e di comunione più suggestiva e commovente della loro esistenza; una di quelle esperienze che ricordi per sempre e nelle quali ci si rifugia quando la fede ed anche la speranza vacillano.
Proprio nel segno della speranza, questo Giubileo a natura universale ha dato ai giovani la possibilità di essere comunità mondiale, che spera e che può diventare un intreccio di legami che si coltivano e si conservano nel tempo.
Un colpo d'occhio emozionante da togliere il fiato, quello trasmesso dalle Tv in diretta; l'incontro, le domande dei giovani a Papa Leone, la veglia, l'adorazione Eucaristica, tutti insieme, come una grande, immensa, accorata famiglia unita nella gioia di Dio.
Perché sì, questi ragazzi, sono più belli di come li raccontiamo. Hanno energie e voglia di crederci ancora. Hanno domande che attendono risposte, hanno la volontà di proseguire con speranza e dedizione verso una vita che li ha già messi alla prova. Generazione che ha vissuto la pandemia, la paura del domani e che oggi chiede come proseguire, in questo mondo fatto di odio, di guerre, di incertezza.
Come si fa ad attuare delle scelte? - chiedono al Papa, nel momento delle domande.
Le scelte, recano in sé delle rinunce. Si sceglie attraverso le prove della vita; quella vita che si è avuta senza scegliere, perché l'Amore ci ha voluti.
Anche il tema dell'Amicizia è stato al centro di questo Giubileo dei Giovani.
L'amico è chi ci aiuta a rinnovare la grazia nelle scelte che siamo tutti chiamati a fare. Scegliere significa anche rinunciare ad altro, per essere liberi e per esserlo, bisogna avere fondamenta stabili, piantate nella roccia della consapevolezza e della fede.
È Gesù, che cercate quando sognate la felicità - ha detto Sua Santità - è lui la bellezza che vi attrae.
E questi giovani, sono la risposta all'indifferenza, all'aridità di un mondo ostile che vorrebbe trascinarli a fondo.
Bisogna deporre la maschera - a questo invita il Papa - la maschera che rende falsa la vita.
E da questo momento, la paura deve lasciare spazio alla speranza, affinché questi giovani, così pieni di bellezza e di gioia, possano essere testimoni di pace in ogni parte di quel mondo, dal quale sono giunti.
Un grande segno di vitalità di questi giovani, che hanno creduto in questo incontro e che credono in un progetto di vita all'insegna della verità, della speranza e della fede.
E nel silenzio della preghiera, si è illuminata la forza di una comunità in cammino, che tenendosi per mano, senza distinzioni potrà portare nel mondo il segno tangibile di un domani diverso, dedicato agli altri, al sostegno del prossimo e dei più deboli.
Cercate la giustizia, per costruire un mondo più giusto. Queste parole così importanti e potenti, rivolte a quei giovani rappresentano un invito a non desistere, malgrado le difficoltà.
Le facce di questi ragazzi, inquadrati dalle telecamere che li ha scorsi un po' ovunque, tra milioni di volti, hanno mostrato stanchezza ma anche gioia, tra sorrisi e sbadigli, tra raccoglimento e spiritualità.
Il coro, ed il Magnificat cantato dal Volo, ha concluso l'incontro e la veglia.
Una macchina organizzativa perfetta, ha accolto nella capitale questa giornata, e domattina alle 9 sarà celebrata la Santa Messa.
Abbiamo bisogno di speranza, e questi giovani sono la nostra “riserva”, capaci - ce lo auguriamo - di moltiplicarla e di renderla fortezza.

