Lo ha detto ANCHE Monsignor Parolin.
Riconoscere lo Stato di Palestina è una urgenza, non è un atto simbolico ma l'unica soluzione possibile.
E questo il fulcro dell'appello contenuto in una lettera aperta firmata da 34 ex ambasciatori italiani rivolta alla premier Giorgia Meloni.Tra loro ex Direttori politici e rappresentanti diplomatici in sedi strategiche come Ue, Nato, Regno Unito, Cina e Russia. I firmatari sottolineano che "ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza".
Pur non negando la gravità degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, i firmatari affermano che tali atti non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l'orrore perpetrato da Israele contro civili inermi.
Riconoscere lo Stato di Palestina, sospendere la cooperazione militare con Israele, interrompere l'export di armi e introdurre sanzioni. Questa la richiesta.
Ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie, servono gesti concreti ed efficaci, perché altrimenti l'ambiguità diventa complicità.
Ma Giorgia Meloni ha risposto che non sarebbe una mossa risolutiva, e comunque non adesso.
Ma se non ora, quando?
Quando non ci sarà più neanche un palestinese in vita?
Quando sarà troppo tardi, non ci sarà più nulla da riconoscere?
Intanto è stato reso noto che due ONG israeliane B'tselem e Medici per i Diritti Umani, accusano apertamente il proprio stato di commettere un genocidio a Gaza. Nel loro rapporto di autodenuncia etica, non fanno propaganda, non attuano l'anti-israelismo.
Nel rapporto parlano chiaro di attacchi sistematici su civili, ospedali ed infrastrutture (cosa che vediamo tutti i giorni) Parlano di politiche internazionali per rendere Gaza inabitabile.
Parlano di una strategia per affamare, distruggere, spezzare la popolazione di Gaza.
Parlano di un linguaggio politico che disumanizza e prepara alla cancellazione di Gaza.
Non sono ONG internazionali, non sono avvocati di diritti umani, non sono le Nazioni Unite a gridare quello che sta accadendo a Gaza, ma sono cittadini israeliani, studiosi israeliani, medici e attivisti cresciuti nel cuore di quello Stato.
Se si continua a tacere, se si minimizza, se si giustica quello che sta accadendo, si è colpevoli di avere sotto gli occhi il genocidio, ma di voltarsi dall'altra parte. E chi sceglie di non vedere, è complice.
